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lunedì 28 febbraio 2011

Giuseppe Verdi-Nabucco

Trama

Atto I. Nel tempio di Gerusalemme, i Leviti e il popolo piangono la sorte degli Ebrei, sconfitti da Nabucco, che ora è alle porte della città. Zaccaria rincuora il popolo, mentre viene tenuta come ostaggio la figlia di Nabucco, Fenena, affidata a Ismaele. Questi, tuttavia, promette alla giovane la libertà, perché a Babilonia egli stesso era stato liberato proprio da Fenena, di lui innamorata. I due tentano la fuga, quando giunge nel tempio Abigaille, supposta figlia di Nabucco, con una truppa di Babilonesi. Anch`essa innamorata di Ismaele, minaccia Fenena di riferire al padre il suo tentativo di fuga; infine baratta il suo silenzio in cambio della rinuncia di Ismaele all’amore per Fenena. Ma egli si rifiuta. Irrompe Nabucco con il proposito di saccheggiare la città. Invano Zaccaria, brandendo un pugnale sopra il capo di Fenena, tenta di fermarlo, poiché Ismaele si oppone e consegna Fenena salva nelle mani del padre.

Atto II. Nella reggia di Babilonia, Abigaille scopre la sua identità di schiava: dunque non è la vera erede al trono. Nabucco intanto, accrescendo l’odio di Abigaille, ha nominato Fenena reggente della città. Con l’aiuto del gran sacerdote, che riferisce che Fenena sta liberando gli schiavi Ebrei, Abigaille medita di salire sul trono di Nabucco. Zaccaria, intanto, annuncia al popolo che Fenena si è convertita alla religione ebraica. Abdallo, vecchio ufficiale del re, le svela le ambizioni di Abigaille e la invita a fuggire per scampare alla sua ira. Ma è troppo tardi, poiché irrompe Abigaille con i Magi, il gran Sacerdote e una folla di Babilonesi. Giunge però anche Nabucco, che si riprende la corona, maledicendo il dio degli Ebrei. Alla rivelazione della conversione di Fenena, egli le impone di prostrarsi adorandolo non più come re, ma come dio. Il dio degli Ebrei lancia un fulmine, che colpisce Nabucco, mentre Abigaille si prende la corona tanto desiderata.

Atto III. Nella reggia di Babilonia, Abigaille sul trono viene onorata dalle autorità del regno. Nabucco tenta di riavere la corona, ma viene bloccato. Abigaille ottiene, sfruttando l’instabilità di Nabucco, di far convalidare la condanna a morte per gli Ebrei. Nabucco si rende conto di avere condannato anche la figlia Fenena e implora la sua salvezza. Ma Abigaille si dichiara sua unica figlia ed erede. Ordina infine che Nabucco venga incarcerato. Sulle rive dell`Eufrate, gli Ebrei invocano la patria lontana , mentre Zaccaria consola il suo popolo e lo esorta ad avere fede.

Atto IV. Dalla cella Nabucco vede tra i condannati a morte anche Fenena. Disperato si converte al Dio degli Ebrei. Abdallo e pochi guerrieri rimasti fedeli, vedendo Nabucco rinsavito, insorgono guidati dal vecchio re. Zaccaria benedice Fenena, ma grazie all'arrivo di Nabucco, l`idolo di Belo cade e i prigionieri vengono liberati. Nabucco torna a regnare, mentre Abigaille, avvelenatasi, chiede perdono a Fenena e benedice il suo matrimonio con Ismaele. Zaccaria predice a Nabucco il dominio su tutti i popoli della terra.

VA’ PENSIERO


Va', pensiero, sull'ali dorate

va', ti posa sui clivi, sui colli,

ove olezzano, tepide e molli

l'aure dolci del suolo natal!

Del Giordano le rive saluta,

di Sionne le torri atterrate...

Oh, mia patria, sì bella e perduta!

Oh, Membranza sì cara e fatal!

Arpa d'or dei fatidici vati,

perchè muta dal salice pendi?

Le memorie nel petto raccendi,

ci favella del tempo che fu!

O simile di Solima ai fati

traggi un suono di crudo lamento,

o t’ispiri il Signore un concento

che ne infonda al patire virtù!


Lungo i fiumi (Salmo 137)

1. Lungo i fiumi laggiù in Babilonia,
sulle rive sedemmo in pianto
al ricordo struggente di Sion;
sopra i salici, là in quella terra,
appendemmo le cetre armoniose.

2. Oppressori e infami aguzzini
ci chiedevan le nostre canzoni,
dopo averci condotti in catene,
le canzoni di gioia chiedevan:
"Intonateci i canti di Sion".

3. Potevamo noi forse cantare
salmi e canti del nostro Iddio
in quel triste paese straniero?
La mia destra sia paralizzata
se ti scordo, o Gerusalemme.

4. Mi si attacchi la lingua al palato
se un istante appena io lascio
di pensarti, mia Gerusalemme,
se non pongo te, Gerusalemme,
al di sopra di ogni mia gioia.

5. Tu ricorda i figli di Edom:
Dio, quanto nel giorno supremo
contro Gerusalemme urlavan:
"Distruggete le mura, abbattete,
annientate le sue fondamenta".

6. Babilonia, o madre di morte,
sciagurata città, sia beato
chi ti rende la stessa infamia,
sia beato chi afferra i tuoi figli
e li stritola contro la roccia.

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