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lunedì 29 novembre 2010

MUSICA AFRICANA

La musica in Africa accompagna ogni momento della vita di ciascuno: dalla nascita alla morte. Ogni musica infatti è legata a una determinata circostanza ed ad una precisa funzione, perde perciò di significato se separata da essa. Ogni rito richiede quindi una determinata musicae una precisa formazione strumentale. Le musiche africane sono quasi tutte creazioni collettive ed ad ogni esecuzione i brani si trasformano rinnovadosi e sviluppandosi constantemente. Esistono brani musicali per ogni evento( nascita, pubertà, matrimonio e morte), per riti d' inizazione( per diventare cacciatori o guerrieri, capi o sacerdoti), per i riti di guarigione, o legati alla caccia, al lavoro e alla guerra. Si impara la musica partecipando attivamente agli avvenimeni musicali, imitando il propro maestro. come i nostri menestrelli e cantastorie, in Africa ci sono i Griot che girano di villaggio in villaggio cantando le gesta di personaggi importanti e portando le notizie dalla città. Qui in Africa si dice che quando muore uno Griot "è come se bruciasse un' intera biblioteca".
Nella musica africana la vera anima è il ritmo. Il linguaggio della musica africana è modulare, con la sovrapposizione di più formule costantemente ripetute e variate perciò sono fondamentali l'estro e la fantasia del musicista che deve saper improvvisare di volta in volta.(v. Deriu,Pasquali,Tugnoli,Ventura, Effetto Musica, Bompiani, Milano 2008, pagg 290-295)

lunedì 22 novembre 2010

LA MUSICA GIAPPONESE

In Giappone esistono innumerevoli generi di musica classica come il sho-myo o musica buddista salmodiata e il gagaku genere di musica orchestrale di corte entrambe risalenti ai periodi Nara (dal 710 al 794 d.C.) e Heian (dal 794 al 1185 d.C.).
Il togaku e il komagaku sono invece musiche originarie della dinastia cinese Tang e della Corea.
Altri generi musivali sono Kagurauta, azumaasobi e yamatouta, che a differenza delle precedenti, sono relative a repertori indigeni.
Esiste una classificazione della musica di quel periodo, infatti possiamo suddividerla in kangen (musica strumentale) e bugaku (danze accompagnate da gagaku).
Originarie dei primi anni del XIII secolo sono gli honkyoku ("pezzi originali"). Questi erano composizioni solistiche come gli shakuhachi, pezzi suonati da mendicanti, seguaci della setta Fuke (monaci appartenenti a una setta scismatica dello Zen) e monaci Zen. I monaci fuke, detti komuso ("monaci stravaganti"), suonavano il honkyoku per chiedere l'elemosina. La setta fuke cessò di esistere nel XIX secolo, ma alcune trascrizioni dei loro honkyoku vengono ancora eseguiti nei concerti di musica classica giapponese.

Strumenti tipici:

Shakuhachi

Indica una classe di strumenti musicali a fiato, tipici del Giappone, simili tra di loro. Il nome dello shakuhachi deriva da un'abbreviazione dell'espressione isshaku hachi sun (uno shaku e otto sun) che esprime la lunghezza più comune dello strumento (54.5 cm).
In passato questi strumenti venivano ricavati da un singolo pezzo di bambù cavo tagliato alla base della pianta in maniera che l'allargamento del fusto corrispondente al piede del tronco costituisse la campana dello strumento. Oggi sono generalmente fatti da due pezzi, uniti per mezzo di un raccordo.

Biwa hoshi, Heike biwa, e moso

Il biwa, una sorta di liuto dal manico corto, era suonato da un gruppo di suonatori itineranti chiamato biwa hoshi, che lo usavano per accompagnarsi durante la narrazione di storie. I biwa hoshi cominciarono ad associarsi fra loro creando una corporazione detta todo nei primi anni del XIII secolo. Questa associazione ebbe il controllo di gran parte della musica nell'intero Giappone.
Oltre questi, numerosi piccoli gruppi di musicisti itineranti ciechi si erano costituiti specialmente nell'isola di Kyushu. Questi musicisti, conosciuti come moso (monaci ciechi), giravano per le case cantando una varietà di musiche religiose e semi-religiose, apportando la purificazione della casa e augurando buona salute e fortuna ai suoi abitanti. Essi inoltre avevano un repertorio di tipo profano. Il biwa che essi suonavano era molto più piccolo del Heike biwa suonato dai biwa hoshi.

Shamisen

Lo Shamisen è uno strumento musicale giapponese a tre corde, della famiglia dei liuti, utilizzato per l'accompagnamento durante le rappresentazioni del teatro Kabuki e Bunraku.
Il progenitore dello shamisen era il sangen (o san xian in cinese) e proveniva dall'Asia Centrale.
Col tempo allo strumento vennero affiancate differenti modifiche a seconda del genere musicale per cui esso veniva impiegato. Fu così che si sviluppò:
- il futozao (cioè, a manico grosso) che viene usato nel gidayubushi e nel sekkyobushi,
- il chuzao (a manico medio), usato nello juta, nel tokiwazubushi, nel tomimotobushi, nel kiyomotobushi e nel shinnaibushi,
- l' hosozao (a manico sottile), usato nel nagauta, nel sokyoyu, nell' hauta, nel kouta e nel katobushi.
Successivamente si aggiunsero altre modifiche nel gruppo degli hosozao e dei chuzao.
Lo shamisen è uno strumento ad intonazione relativa, ovvero l'altezza delle note cambia a seconda delle preferenze ed esistono anche differenti modi di accordarlo. I tipi di accordatura più utilizzati sono:
- honchoshi in cui tra le prime due corde vi è un intervallo di quarta giusta e tra la seconda e la terza corda un intervallo di quinta giusta,
- niagari in cui vi è un quinta giusta tra le prime due corde ed una quarta tra la seconda e la terza,
- sansagari in cui vi è una quarta giusta tra tutte e tre le corde.

MUSICA AUSTRALIANA

Il principale strumento musicale tradizionale australiano è il didgeridoo.

È originario dei territori del Nord dell'Australia, luogo ricco di termitai ed è lo strumento sacro degli australiani aborigeni. Si pensa abbia circa 2.000 anni, visto che esistono dei graffiti di tale età che lo raffigurano, ma potrebbe essere anche più antico. I didgeridoo tradizionali sono in eucalipto decorati con motivi totemici aborigeni, anche se oggi si trovano strumenti di diversi materiali: dal teak alla plastica e dal metallo alla ceramica.

Il nome "didgeridoo" è un'interpretazione onomatopeica data dai colonizzatori inglesi che, sbarcati sul nuovo continente, sentirono il suono ritmato "did-ge-ridoo" provenire da dei rami di eucalipto cavi suonati dagli aborigeni. Lo strumento è originario della Terra di Arnhem e viene chiamato in almeno cinquanta modi diversi a seconda del luogo e delle etnie: da djalupu, djubini, ganbag, gamalag, maluk, a yidaki, yirago, yiraki, yigi yigi.

Le dimensione del didgeridoo possono variare: Può avere una lunghezza che varia da meno di un metro a 4 metri, e un diametro interno che va da un minimo di 3 centimetri (all'imboccatura) fino a 30 cm o più (nella parte finale), è classificato negli aerofoni ad ancia labiale e la sua nota fondamentale è data principalmente dalla lunghezza. Per suonare il didgeridoo si utilizza la tecnica della respirazione circolare (o del soffio continuo). Tale tecnica permette al suonatore di prendere aria dal naso mentre espira quella contenuta nella bocca generando un suono continuo. Il suono che produce questo strumento è profondo e ipnotico.

Esistono diversi stili tradizionali in cui viene suonato il didgeridoo che si differenziano in modo impercettibile per noi. Nelle varie zone il modo di suonare si differenzia nell' uso degli accenti, nell' uso del toot (Effetto tromba) come chiamata ritmica e nell'uso della voce. In ogni stile si riconoscono comunque tratti comuni, come l'imitazione del verso degli animali, la presenza di armonici, il pronunciare parole al suo interno e l'utilizzo di bastoncini (bilma) o boomerang che colpendo il didgeridoo fanno da accompagnamento ritmico.

Il didgeridoo è usato sia nei riti sacri che nella vita di tutti i giorni. Per le popolazione dove questo strumento è tradizionale le donne non possono suonarlo nei riti sacri, essendo usato principalmente nel rito di iniziazione maschile. Per alcune etnie è assolutamente vietato l'uso del didgeridoo da parte delle donne ma, ironicamente, questo avviene nel sud dell'Australia dove non è uno strumento tradizionale.

LA MUSICA CINESE

La Musica cinese, ritenuta di origine divina e strettamente connessa alla cosmologia e all'astrologia, durante la dinastia Zhou (1122 a.C.-256 a.C.) aveva un ruolo importante all'interno delle complesse situazioni rituali cinesi: associata alla danza, essa accompagnava i cerimoniali religiosi collegati alla natura e alle tappe fondamentali della vita umana, inoltre si credeva che in cina la musica avesse un ruolo formativo per lo spirito.
Si riconosceva alla musica la capacità di agire sull'individuo condizionandone i comportamenti in senso positivo o negativo; il filosofo Confucio (551-479 a.C.) espresse opinioni molto simili a quelle che, nel V secolo a.C., il greco Damone divulgava ad Atene, soprattutto riguardo alla necessità di un attento controllo statale sulla diffusione dei repertori musicali.
Gli strumenti erano divisi in otto gruppi determinati dal materiale del corpo vibrante: seta, canna, argilla, pelle e zucca. Nel corso della dinastia Han (206 a.C.-233 d.C.) si stabilì l'altezza di un "suono fondamentale", detto hoang-cong (campana gialla), capace di costituire un riferimento fisso per l'intonazione e corrispondente al nostro Mi (per alcuni etnomusicologi al nostro Fa). Venne inoltre creato l'Ufficio imperiale della musica, col compito di raccogliere tutto il materiale musicale e gli studi di carattere acustico.